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12 dicembre 2012, Teatro Ristori, Verona

Gran Concerto di Natale per clavicembalo e orchestra

Programma di sala

Segnalazione dell'evento su Amadeus online

Mercoledì 12 dicembre 2012 alle 20:30 si è tenuto a Verona nel celebre e appena restaurato teatro Ristori il Gran Concerto di Natale de l'Alliance française di Verona.

Nel consueto spirito di valorizzare l'arte e la cultura francesi quest'anno sono stati scelti un programma e soprattutto uno strumento estremamente interessanti: il direttore artistico Francesco Mazzoli ha diretto l'Orchestra "Die junge Klassizität" dalle tastiere di uno splendido Pleyel Grand Modéle de Concert, prodotto a Parigi nel 1958 e suonato dalla stessa Wanda Landowska nel suo ultimo anno di insegnamento e di vita.

Nel celebrare proprio quest'anno il centenario della progettazione e messa in produzione di questo particolare modello di clavicembalo l'Alliance française di Verona ha voluto rendere omaggio a una storica firma parigina di strumenti musicali, nonché all'ing. Gustave Lyon e a Wanda Landowska che insieme hanno curato ed elaborato uno dei progetti più ambiziosi dell'arte cembalaria moderna. I clavicembali Pleyel da concerto (prodotti dal 1912 al 1969) sono stati realizzati in un numero stimabile tra 170 e 180 esemplari, tiratura estremamente limitata dati anche gli ingenti costi di produzione e di lavorazione che rendevano questo strumento di difficile diffusione su larga scala.

Il Gran Concerto di Natale dell'Alliance française de Vérone è quindi un omaggio alla cultura musicale e organologica francese: portare in concerto uno strumento raro e maestoso come il clavicembalo Pleyel (che in Europa non suona con orchestra dagli anni del secondo conflitto mondiale) è un sentito quanto sincero tributo all'arte cembalaria francese che nei secoli si è sempre distinta per le sue irripetibili qualità.

Pochissimi esemplari (nell'ordine di una decina) ormai sono rimasti di questo particolare clavicembalo dal suono possente e maestoso, la gran parte dei quali è rimasta nelle Americhe a seguito dell'emigrazione di Wanda Landowska e dei suoi allievi e offrire gratuitamente al pubblico la possibilità di ascoltarlo con orchestra nell'esecuzione di alcuni tra i più splendidi brani bachiani è un'opportunità da non perdere.

Questo strumento (voluto e ideato da Wanda Landowska come si legge sulla splendida barra dei salterelli) prende spunto dal celebre modello Taskin 1769 ricalcandone vagamente la forma e la disposizione fonica, ma è stato pensato per riempire i grandi spazi da concerto cui un normale clavicembalo non poteva sopperire: possiede un telaio interamente metallico, è dotato (oltre ai consueti 8',8',4' disposti alla maniera francese) del registro di 16', di un registro nasale e di una lira di 7 pedali che consente all'esecutore di eseguire tutte le operazioni di cambio registro, unione tastiere, inserimento o annullamento effetti senza interrompere l'esecuzione. La sua linea maestosa ed elegante riflette la potenza e la sontuosità del suo suono: dopo un silenzio di vari decenni è stato necessario un restauro biennale per poter riportare questo magnifico esemplare al suo originale e unico suono.

A tutto oggi per oggi sopravvivono circa una decina di esemplari funzionanti e in grado di sostenere un concerto: questo strumento proviene da Boston, è stato personalmente ordinato da Wanda Landowska con una particolare sonorità ed è ora proprietà del clavicembalista-direttore Francesco Mazzoli che ha eseguito in un programma integralmente bachiano il Terzo concerto brandeburghese BWV1048, il Concerto per clavicembalo e orchestra BWV1054 e si è concluso col magnifico Quinto concerto brandeburghese BWV1050.

Il pubblico ha calorosamente accolto i musicisti, salutando in modo particolare Gillian Rogell, violista giunta appositamente da Boston per prendere parte a questo concerto.

Dopo una breve presentazione nel corso della quale Ugo Mazzoli ha ringraziato gli sponsor, ben rappresentati in sala, che hanno consentito la realizzazione di questo concerto, altrimenti impossibile, il presidente dell’AF Verona ha salutato l’ingresso dell’orchestra Die junge Klassizität e le ha ceduto immediatamente la scena.

Il direttore, in piedi, avvalendosi di un gesto essenziale e misurato della mano sinistra, ha diretto i musicisti accompagnandoli con la mano destra al clavicembalo utilizzato come basso continuo. Questo concerto è costituito solo da due movimenti, intervallati solo da due accordi che - alla stregua di quanto soleva fare Bach stesso - hanno suggerito al direttore una breve improvvisazione, una specie di cadenza lenta, senza peraltro mirare a manifestare tutte le potenzialità espressive dello strumento. Tuttavia il concerto che meglio anticipa il futuro è rappresentato dal Quinto Concerto Brandeburghese BWV1050, in re maggiore, vero e proprio banco di prova per il giovane direttore che ha rivestito, per quest’occasione, i panni di solista/concertatore. Qui il clavicembalo cessa di avere un ruolo di supporto, di basso continuo, secondo il gusto barocco del tempo, per assumere indipendenza ed impadronirsi della scena, anticipando così, profeticamente, la grande fortuna della tastiera solista che avrà nel genere della sonata. A buon diritto quest’opera è stata definita come il primo concerto per clavicembalo della storia della musica, aprendo la strada ai futuri concerti per pianoforte, non fosse altro che per l’ardua cadenza che - dopo aver chiamato all’appello l’intera orchestra - conclude trionfalmente il primo movimento. «In queste 65 battute - scrive Francesco Mazzoli nella sua Storia e pratica della cadenza strumentale e solistica, Verona, 2009 - si ritrova tutto l’armamentario virtuosistico a cui era giunta la tecnica clavicembalistica dell’epoca: contrappunto a due e più voci, grandi tratti di agilità in spazio ridotto, progressioni modulanti, frammenti d’idee esposte nel concerto e ricapitolate in contrappunto o in trillo, pedali di tonica, dominante, settime diminuite di vario tipo, scale rapidissime, alternanza di ritmi binari e ternari. Il tutto condotto con una raffinatezza e un buon gusto che hanno pochi eguali nella storia della musica.» In questo splendido concerto fa la sua comparsa come strumento solista il flauto, magistralmente suonato da Andrea Stefanoni. La sua esecuzione cristallina, sempre elegante, ha contribuito non poco allo sviluppo di una forte intesa tra i solisti e l’orchestra, regalandoci pagine di assoluta bellezza. Il Concerto per clavicembalo e orchestra BWV 1054 n° 3 in re maggiore, opera scritta nel 1740, era stato in un primo momento progettato per il violino, successivamente trasposto dallo stesso Bach per il clavicembalo. Si tratta di un’eccellente dimostrazione di virtuosismo barocco applicata ad una formazione orchestrale con solista. Il primo tempo dal portamento solenne, annuncia un Adagio lirico e descrittivo, per far spazio ad un terzo tempo (praticamente un Rondò) che - in virtù di un ritmo incalzante di chiara derivazione coreutica - trascina gli spettatori in un vortice di suoni che si risolvono in un epilogo gioioso e festoso.

Il pubblico ha mostrato di apprezzare questi tre concerti mediante prolungati e reiterati applausi. L’orchestra, allora, ha ben volentieri acconsentito di suonare nuovamente il terzo tempo del Concerto per clavicembalo. Poiché gli applausi non davano segno di cessare, il direttore Francesco Mazzoli ha regalato al pubblico un’ultima pagina musicale al clavecembalo, Rigaudon et Double di Jean-Philippe Rameau, tratta da Pièces pour clavecin,1724 : una partitura ideale per far scaturire dalla tavola armonica di questo straordinario strumento tutto il ricco ventaglio di sonorità di cui è capace.

Alla fine del concerto Gillian, violista professionista giunta dal Massachusetts appositamente per inserirsi nell’orchestra in occasione di questo concerto, ha rievocato la figura materna d’Irma Rogell, ultima allieva americana di Wanda Landowska, dell’età di novantaquattro anni ma ancora in buona salute, e vivente negli Stati Uniti vicino a Boston. Davanti ad un pubblico attentissimo e commosso ha rinnovato, esprimendosi in un buon francese, un pensiero riconoscente alla mamma la cui vita è stata interamente consacrata alla musica ed a sostenere la memoria di Wanda Landowska, Mamusia, per i piccoli Rogell all’epoca delle loro vacanze estive a Lakeville (Connecticut), verso la metà degli anni cinquanta, nella casa della Grande Clavicembalista franco-polacca.

L’evento è stato registrato dal fonico professionista ing. Peter Ghirardini di Udine per Realsound ed in video da Riccardo Gasparini e Fiorenzo Barbazzeni per lo studio video-fotografico Luci&ombre.

Ugo Mazzoli

 

La stesura di questo articolo, immediatamente successivo al concerto, non tiene conto della scomparsa di Irma Rogell, avvenuta il 9 febbraio 2013. Affranti da questa notizia, siamo tuttavia lieti di sapere che la clavicembalista ha potuto assistere in piena salute intellettuale al ritorno del suo strumento nelle sale da concerto. A lei il nostro più affettuoso ricordo.

 

 

 

 

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